Si sono da poco concluse a Monte Sant’Angelo, in Puglia, le riprese di Mi-ka-el, il docufilm Philms sulla figura dell’arcangelo Michele. È un cerchio che si chiude o che si apre?
L’ho chiesto a Massimiliano Varrese, protagonista del docufilm, in una pausa della prima fase del montaggio a cui lui stesso sta lavorando.
Intervista a Massimiliano Varrese
Chi è il personaggio che interpreti in Mi-Ka-el?
Sinceramente non lo so più nemmeno io… Il personaggio doveva essere un giornalista che viene inviato a fare ricerca sulla linea dell’arcangelo ma poi mi sono accorto di essere io. Non so però se io sono diventato il personaggio o se il personaggio è diventato me.
Quanto c’è di te nel personaggio che interpreti?
All’inizio pensavo di voler partecipare come a un classico film, anche se è un docufilm, poi strada facendo tutto è stato chiarito anche a me stesso. Alla fine nel personaggio e nel film c’è molto di me.
Qual è il tuo rapporto con la spiritualità?
Direi che si perde nella notte dei tempi, oppure possiamo dire quando sono nato… Mi sono sempre fatto tante domande, mi sono chiesto il perché delle cose e della vita.
Sono nato cristiano, poi ho fatto viaggi pindarici in varie filosofie e religioni e ho conosciuto diverse discipline. A sorpresa il mio viaggio si è concluso nella coscienza cristica.
Considero questo docufilm l’ultimo tassello della mia conversione spirituale che mi ha portato definitivamente a Cristo. Per questo non credo sia un caso che questo docufilm sia arrivato nella mia vita, che sia stato chiesto proprio a me. Era partito in un modo ma strada facendo ha preso un percorso suo: tutto quello che ti ho detto è cripticamente inserito in questo docufilm. É come se qualcuno ci avesse guidato a scriverlo in un certo modo usandomi come strumento per farne un docufilm non convenzionale. Mi-ka-el non è un film sulla spiegazione razionale della figura dell’Arcangelo.
L’Arcangelo Michele gode di meno celebrità rispetto a Gabriele… prima di essere contattato per questo progetto conoscevi già questa figura?
Sì, la conoscevo ma è meglio dire che la stavo scoprendo. L’Arcangelo Michele è arrivato nel momento in cui stavo facendo una ricapitolazione del mio percorso spirituale che sentivo quasi giunto alla fine. Tutti i punti stavano prendendo forma e stavano diventando un disegno.
Riflettendo a posteriori mi sono poi reso conto che l’Arcangelo Michele è sempre stato presente nella mia vita, sia artistico-professionale che personale. L’ho trovato in tanti lavori che ho fatto, come Fuoco su di me o il musical su San Francesco. L’ho tovato in posti che mi hanno ospitato. In diversi momenti lui era presente, ma me ne sono accorto solo ora che questo cerchio si sta chiudendo… o forse si sta aprendo su un orizzonte più vasto?
Nella tua carriera di attore hai fatto esperienze diversissime, musical, videoclip, tv, lungometraggi, … Mi-ka-el è il tuo primo docufilm?
Sì.
Hai trovato delle differenze nel modo di recitare per un film di fiction e un docufilm?
Sinceramente sì. Qui era quasi impossbile rispettare una sceneggiatura: rapportandomi con non attori ma esperti del settore non gli si poteva dare un copione. Tutto è stato fatto a canovaccio libero, partendo da domande scelte in precedenza mi sono mosso in base a cosa succedeva nel momento. C’era come una voce che mi guidava a dire quello che dovevo dire, spesso ho pungolato chi avevo di fronte per farli uscire dai loro canoni abituali, dalla loro zona di comfort perché volevo davvero capire delle cose. Più per me che per il film… anche se questo poi è stato usato per il film.
Il docufilm è stato girato in location molto suggestive, alcune molto note altre meno. Ce n’è qualcuna che ti ha colpito particolarmente?
Ancora dobbiamo andare a Monte Sant’Angelo, considerata la sede principale del culto micaelico: è quella che sta arrivando per ultima (non l’abbiamo volutamente lasciata per ultima) ma che già mi girava nella mente quando ho fatto sulla vita di San Francesco perché in quell’occasione ho scoperto che lui era un devoto di questo luogo. Non vedo l’ora di andarci anch’io per capire determinate cose.
Tra le location in cui abbiamo già girato, direi che sono più legato al Tempio di San Michele Arcangelo a Perugia… non lo conoscevo, ma il primo giorno abbiamo girato lì e in quell’occasione ho incontrato Monsignor Renzo Lavatori, angelologo, che ora è la mia guida spirituale, una figura molto importante per me.
Philms è una realtà dinamica con sede a Perugia, ama il territorio umbro e le proprie origini ma si muove a suo agio in contesti internazionali. Come ti sei trovato a lavorare con Philms e quali pensi siano i suoi punti di forza?
Devo dire che quando Filippo Fagioli e Gianni mi sono venuti a incontrare a Roma… non lo so… ho subito provato una forte sintonia. Gli ho detto subito che l’argomento mi toccava particolarmente in quel momento, la proposta di partecipare a questo film mi sembrava quasi un messaggio dal cielo. Quindi gli dissi che anche se il budget non era altissimo avrei partecipato sicuramente, anche gratis.
Mi piace molto la freschezza nel modo di fare di Philms, l’ascolto, la mente aperta, ed è grazie a questo che alla fine il progetto è diventato una co-regia mia e di Filippo.
Secondo te Mi-ka-el è un progetto video che vuole dare risposte o suscitare domande?
Io credo che questo progetto darà delle conferme a chi è già sulla via, ma tutte le risposte arriveranno attraverso le domande che le persone si porranno vedendo questo film. Quindi per risponderti direi che darà sia risposte che domande. Una via spirituale non può avere un punto definitivo.
Potrebbe sembrare ovvio da quel che mi hai già detto ma vorrei chiedertelo in maniera diretta: sei scettico o credente?
Sono stato scettico perché già credevo, mentre adesso credo pienamente. Non si possono avere risposte se uno non si mette in dubbio, ma è proprio nel dubbio che trovi ostacoli.. dove c’è il dubbio c’è altro, per questo è la parte più difficile del percorso.
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